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Punto d’approdo e allo stesso tempo di ripartenza. L’isola dei Feaci è il luogo in cui Odisseo giunge dopo le note peripezie ed è l’isola da cui ripartirà per tornare a Itaca. Una tappa fondamentale. Un’isola cinta da mura ma con due porti, sempre pronta a tutelare la propria identità, proteggendola, ma anche ad accogliere chi arriva e a partire per conoscere l’altro. Un’isola ubicata chissà dove. Un po’ ovunque.
E i Feaci. Un popolo dal raffinato livello di civiltà e con il culto dell’ospite, della Xenìa greca. Pacifici, non violenti, amano l’arte e lavorano i campi. Un popolo che accoglie il ramingo Odisseo e si propone di riaccompagnarlo in patria.
Tra i Feaci Odisseo troverà la serenità e la fiducia per raccontare il suo viaggio.

«La notte è lunga, infinita: e non è adesso l'ora
di dormire in palazzo: narrami ancora le tue prodigiose avventure.
Fino all'aurora io resterei, quando tu
acconsentissi a narrarmi le pene tue nella sala.»
Odissea XI

Alcinoo, sovrano dei Feaci, accoglie a Palazzo l’eroe sventurato di Itaca, gli dà cibo e abiti puliti ma soprattutto gli chiede chi è, cosa fa, da dove viene e dove vuole andare.

«Di' il nome, come laggiù ti chiamavano il padre e la madre,
e gli altri in città e quanti vivono intorno;
certo nessuno tra gli uomini è senza nome,
né il vile né il nobile, appena sia nato:
a tutti i genitori lo dànno, come li mettono al mondo.
E dimmi la terra, il popolo tuo, la città,
sicché ti ci portino guidate dal pensiero le navi.»
Odissea VIII

L’isola dei Feaci, per com’è disegnata e dipinta da Omero, è il luogo in cui restare, godere dei beni e della benevolenza degli uomini e degli dèi, è un posto in cui giustizia, ospitalità, partecipazione e benessere vincono su guerra, combattimenti e potere folle. È un utopia. Forse.

«Perché i Feaci non hanno nocchieri,
non ci sono timoni, come ne han l’altre navi,
ma sanno da sole il pensiero e l’intendimento degli uomini,
e san le città e i pingui campi di tutti,
e l’abisso del mare velocissime passano,
di nebbia e nube fasciate; mai hanno paura di subir danno o d’andar perdute.»
Odissea VIII

Ma alla fine si rivela solo una tappa del viaggio. Una tappa che rigenera, rincuora, libera, crea occasioni di condivisione e ricostruisce la fiducia in se stessi e negli altri.